Il colosso dei semiconduttori Nvidia è soggetto a inedite e stringenti restrizioni statunitensi sull'esportazione dei suoi chip H20.

In una documentazione inoltrata martedì, Nvidia ha reso noto di aver ricevuto comunicazioni dalle autorità statunitensi riguardo alla necessità di ottenere un'autorizzazione per l'esportazione dei suoi microchip AI H20 in Cina. Stando al documento, questa autorizzazione sarà obbligatoria a tempo indeterminato, motivata dal governo americano con il "rischio che gli H20 possano essere impiegati in [...] un supercomputer in Cina".

Nvidia ha stimato che sosterrà oneri per 5,5 miliardi di dollari legati a tali provvedimenti nel primo trimestre dell'anno fiscale 2026, che si concluderà il 27 aprile, con le azioni della società che hanno subito una flessione di circa il 6% nel trading post-mercato.

Secondo le regole attuali e passate degli Stati Uniti sulle esportazioni, l'H20 è il chip AI più avanzato che Nvidia può vendere in Cina. La settimana scorsa, la NPR ha detto che il CEO Jensen Huang potrebbe aver convinto, durante una cena con l'allora presidente Donald Trump al suo resort Mar-a-Lago, a non applicare le nuove regole sull'H20. Questo potrebbe essere successo in parte perché Nvidia ha promesso di investire in data center AI negli Stati Uniti.

Forse non per puro caso, Nvidia ha reso noto lunedì l'intenzione di dedicare centinaia di milioni di dollari nell'arco dei prossimi quattro anni alla produzione di determinati chip di intelligenza artificiale negli Stati Uniti. Gli addetti ai lavori hanno immediatamente rilevato la considerevole indeterminatezza dei dettagli relativi a tale impegno da parte della società.

Molti funzionari del governo avevano chiesto controlli più severi sulle esportazioni dell'H20, perché si pensava che il chip sarebbe stato usato per addestrare modelli della startup cinese DeepSeek, incluso il modello "R1 reasoning" che ha sorpreso il mercato dell'IA negli Stati Uniti a gennaio.

Nvidia ha optato per un rigoroso silenzio stampa sulla questione.