May 2nd, 2025
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I mercati azionari globali hanno segnato una contrazione diffusa mercoledì, innescata da un deprezzamento significativo di Nvidia e di altri titoli tecnologici, esito delle misure restrittive esacerbate imposte dagli Stati Uniti sull'esportazione di semiconduttori d'avanguardia, cruciali per le applicazioni di intelligenza artificiale.
Il future sull'S&P 500 ha segnato un arretramento dell'1,2%, in tandem con il ripiegamento dello 0,6% manifestatosi sul suo corrispettivo sul Dow Jones Industrial Average.
Il titolo di Nvidia, colosso dei semiconduttori, ha subito un crollo del 6,3% nel post-chiusura, a seguito dell'annuncio di controlli all'esportazione più restrittivi da parte degli Stati Uniti su un proprio processore destinato all'intelligenza artificiale; parimenti, le azioni di AMD, antagonista nel settore dei microchip, sono deprezzate del 7,1% dopo la cessazione degli scambi sul listino statunitense.
Le inquietudini inerenti a un conflitto commerciale sono state rinfocolate da una notificazione dell'amministrazione Trump vertente su un'inchiesta sulle importazioni di minerali strategici, quali le terre rare, essenziali nella manifattura di dispositivi elettronici, veicoli a propulsione alternativa e in innumerevoli altri manufatti.
Nelle fasi iniziali delle contrattazioni sul Vecchio Continente, il benchmark britannico FTSE 100 ha registrato un flessione dello 0,2%, assestandosi a quota 8.233,10, in scia alla pubblicazione dei dati ufficiali che hanno attestato una prosecuzione del trend disinflazionistico nel Regno Unito per il secondo mese consecutivo a marzo, imputabile in prevalenza alla contrazione dei prezzi del gas.
Il DAX teutonico ha accusato un decremento dello 0,7%, stabilizzandosi sui 21.107,68 punti, parallelamente al CAC 40 transalpino che ha evidenziato una contrazione dello 0,6%, attestandosi a 7.289,67.
Le equities cinesi si sono trovate in testa al ribasso regionale, a seguito della comunicazione da parte del governo di Pechino che la seconda economia mondiale ha registrato una robusta crescita annuale del 5,4% nell'ultimo trimestre, alimentata da una solida performance in ambito manifatturiero, retail ed export; ciononostante, in termini congiunturali, la crescita ha palesato una decelerazione, attestandosi all'1,2% nel periodo gennaio-marzo, in calo rispetto all'1,6% dell'ultimo trimestre del 2024.
L'indice Hang Seng di Hong Kong ha registrato un calo del 2%, stabilizzandosi a quota 20.922,54, mentre il Composite di Shanghai ha evidenziato una ripresa, avanzando dello 0,1% e attestandosi a 3.271,19.
Gli economisti del settore privato hanno deflesso le loro proiezioni prospettiche allorché l'amministrazione Trump ha recentemente acuito la tassazione tariffaria sulla maggior parte delle importazioni siniche al 145%, parallelamente all'incremento da parte della Cina dei dazi sulle importazioni provenienti dagli Stati Uniti al 125%.
Stando alle asserzioni degli analisti di ANZ Research, l'attività manifatturiera nel trimestre in atto manifesta già un'evidente tendenza al ripiegamento.
"La nostra visione è che l'insorgenza di shock tariffari scaturisca dalla contingenza più che dalla tariffa in sé. Le esternazioni del presidente Trump hanno influenzato il sentiment aziendale e l'attività economica", hanno dichiarato Raymond Yeung e altri ricercatori di ANZ in un rapporto susseguente alla diffusione dei dati sulla Cina.
A Tokyo, l'indice di riferimento Nikkei 225 ha subito una flessione dell'1%, assestandosi a 33.920,40, una contrazione precipuamente attribuibile al calo vertiginoso di importanti società tecnologiche quali il colosso nella produzione di apparecchiature per il collaudo di semiconduttori Advantest, le cui azioni sono sprofondate del 6,6%, e Disco Corp., la quale ha registrato un tracollo dell'8%.
Il Kospi sudcoreano ha accusato un arretramento dell'1,2%, assestandosi a quota 2.447,43, mentre l'indice S&P/ASX 200 australiano ha evidenziato una flessione appena percettibile, al di sotto dello 0,1%, attestandosi a 7.758,90.
Il Sensex indiano ha manifestato una sostanziale stabilità, mentre il SET di Bangkok ha accusato una flessione appena percettibile dello 0,1%.
Nella seduta di martedì, i principali indici azionari statunitensi hanno palesato un ripiegamento contenuto: l'S&P 500 ha accusato un decremento dello 0,2%, il Dow Jones ha patito una flessione dello 0,4%, mentre il Nasdaq composite ha manifestato una contrazione quasi trascurabile, inferiore allo 0,1%.
L'aleatorietà inerente ai tributi preconizzati dal Presidente Donald Trump ha tenuto gli investitori in uno stato di vigile attesa.
Il comparto obbligazionario statunitense sembrava aver ritrovato una certa quiete dopo le turbolenze della scorsa settimana, che avevano incrinato la percezione dei titoli di stato americani quali beni rifugio per antonomasia.
Il rendimento dei Treasury decennali si è attestato su una linea di sostanziale stabilità al 4,33%, evidenziando una marcata contrazione rispetto al 4,38% registrato nel tardo mattino di lunedì e al 4,48% che aveva caratterizzato la chiusura della settimana precedente. Appena sette giorni prima, si posizionava su un livello significativamente inferiore, al 4,01%. È un dato acquisito che i rendimenti tendano a flettere in contesti di accresciuta apprensione tra gli operatori di mercato, ragion per cui le dinamiche osservate nel corso di questa settimana hanno sortito un effetto indubbiamente lenitivo.
La quotazione del dollaro statunitense si è assestata in seguito a un tracollo la settimana precedente, esacerbando i timori che le politiche tariffarie dell'Amministrazione Trump possano altresì minarne il consolidato status di bene rifugio.
Palantir Technologies ha segnato un'impennata del 6,2%, consolidando il secondo giorno di rialzo, all'indomani della comunicazione da parte della NATO di voler integrare le competenze di intelligenza artificiale dell'azienda nel proprio apparato di comando alleato.
Nelle prime battute delle negoziazioni di mercoledì, il greggio statunitense di riferimento ha ceduto 69 centesimi, assestandosi a 60,64 dollari al barile, mentre il Brent, parametro di riferimento internazionale, ha subito una contrazione di 65 centesimi, attestandosi a 64,01 dollari al barile.
La pressione tariffaria esercitata da Trump ha propiziato un acuirsi dei timori di una contrazione economica, esacerbando la fiaccatura della domanda di greggio e di altre commoditi.
Il dollaro statunitense ha subito un'ulteriore flessione, attestandosi a 142,26 yen giapponesi, in arretramento rispetto al precedente 143,24, mentre l'euro ha manifestato un significativo rafforzamento, raggiungendo quota 1,1377 dollari, in netto progresso dall'iniziale 1,1283.
May 2nd, 2025
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